Le intermittenze della vita

di Nelv


Insieme a Le intermittenze della morte avevo preso un altro romanzo di Saramago – trattasi, per la cronaca, di Tutti i nomi -, ma ora ho aspettative troppo alte sull’autore perché sia giusto che io lo inizi a leggere, e così, per spezzare, ho deciso di passare alla poesia: seguendo un vecchio consiglio della Donnola ho deciso di leggere qualcosa di Montale, e la scelta è caduta su Le occasioni.

Non ho ancora letto una riga.

E non è per altri impegni, è apatia e basta, e forse sarà la temperatura ma non se ne può più, e se fosse portatemi al freddo. Mi sento in colpa verso l’esistenza – e ce ne vuole – a passare le giornate cercando giochini in flash, e comunque dopo una settimana così ho finito tutti quelli che mi piacevano.

Sul fronte dell’altra musa, il fatto che io mi debba mettere a studiare le proprietà dei rendimenti delle macchine termiche non aiuta. Mi aspetterei di trovare qualcosa del genere nell’appendice del manuale di un frigorifero chic o di qualche forno ultramoderno, non in un esame universitario di fisica.

Senza contare il fatto che, se è vero che non si può dimostrare tutto, non si può neanche giustificare un’affermazione su due con È così perché gli esperimenti dicono che è così, sembra di aver sottomano il codice civile delle sostanze gassose piuttosto che un manuale di termodinamica – le cose seguono una logica che qualcun altro ha imposto, e non è così che dovrebbe funzionare, o almeno non in maniera così pesante. Insomma, c’è modo e modo di far le cose.

Corollario: c’è modo e modo di fare scienza. E a me questo modo non piace.

Riassumendo, incapacità di rallegrarsi, di deprimersi, di dedicarsi a qualsivoglia produttivo fine, di esser altro che imperterriti cronocidi, senza interruzioni, incapacità di risalire alla causa prima di tutto ciò. Che sia l’aria di collina?